Il gioco della scoperta
“...Luca comincia un altro tipo di discorso, quello dell’aspetto ludico, del gioco e quindi vedete, sono due cubi è vero ma sono anche due dadi; uno è un dado molto esplicito, lo si capisce perché ha i segni tipici che ricordano l’1, il 2, il 3, il 4, il 5 e il 6 con cui tutti abbiamo giocato e si continua a giocare… qui siamo di fronte a che cosa? A me piace pensare che in fondo, Luca volesse pensare al “gioco della vita”… fin da bambini facciamo esperienze giocando a imparare quello che poi dopo sarà l’esperienza esistenziale con tutte le sue difficoltà e le sue gioie naturalmente, quindi i numeri stanno ad indicare la sorte...si gioca… c’è uno squilibrio del dado, come fosse stato rotolato e si addossa ad un altro cubo che ha tutta una serie di solchi che indicano naturalmente – mi pare abbastanza esplicito – l’idea di un labirinto […] allora, proseguendo in questo tipo di interpretazione si passa dal gioco della vita nell’infanzia al vero confronto con l’esistenza, con la vita che è fatta di scelte, di percorsi, di dubbi, di riserve...come è tipico del labirinto, in maniera abbastanza emblematica...”
Estratto dal discorso di presentazione dell’opera: “Il gioco della scoperta” di Luca Calò
Cava Nardini, Vellano, PT, 11/08/2019.
Siliano Simoncini [Critico d'Arte]
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto